In relazione agli atti di aggressione e violenza che avvengono nel comparto sanitario è stata elaborata una procedura per la gestione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche a danno degli operatori sanitari.
Riguardo a questo tema la Corte di Cassazione, con la sentenza 14566 del 12 giugno 2017, ha ribadito che riguardo a tali atti di aggressione se è onere del dipendente dimostrare la sussistenza del danno, la pericolosità del luogo di lavoro e la correlazione tra lavoro, contesto e danno, è però onere dell’azienda dimostrare di aver messo in atto tutte le misure necessarie al fine di tutelare l’integrità fisica dei propri dipendenti.
Con queste premesse diventa sempre più necessario non solo affrontare il problema in termini di prevenzione e in relazione alle conseguenze psicologiche dei vari eventi, ma anche mettere in atto precise procedure di prevenzione e gestione dei possibili atti di violenza e aggressione che avvengono nel comparto.
Proprio con questo intento la ULSS 9 Scaligera ha predisposto una procedura per la “Gestione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche a danno degli operatori sanitari”. Una procedura elaborata da un gruppo di lavoro costituito all’interno della ULSS 9 proprio in conseguenza di alcuni gravi episodi accaduti nei presidi sanitari territoriali.
Nelle premesse della procedura si segnala che, riguardo agli atti di aggressione avvenuti anche nel territorio, il comportamento violento “avviene spesso secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali bellicose, può arrivare fino a gesti fisici estremi e violenti (stress acuto)”. E la “consapevolezza di tale evoluzione aggressiva (escalation) può certamente consentire al personale di comprendere quanto accade e cercare, con competenza, di mitigare o interrompere lo sviluppo negativo della situazione”.
Ed è pertanto necessario “mettere in campo un protocollo di supporto psicologico al fine di ridurre gli effetti dello shock emotivo sia in chi ha subito l’aggressione sia nel gruppo di lavoro”. Infatti le evidenze scientifiche “dimostrano come una tempestiva elaborazione psicologica entro le 96 ore dall’evento contrasta l’evolversi della sofferenza nella cronicità, attraverso il contenimento degli stati di ansia e angoscia e di recuperare, in tempi più rapidi, un benessere personale e lavorativo, evitando in questo modo anche la demotivazione lavorativa, prolungate assenze per malattie, richiesta di trasferimento, ecc”.
Si indica che lo scopo della procedura è, dunque, la “prevenzione di atti di violenza ed aggressione in ambito sanitario, anche in applicazione di quanto previsto:
In particolare si prevede:
Riprendiamo dal documento un utile diagramma di flusso esplicativo:
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